Non è certo necessario sottolineare come la pandemia abbia drammaticamente influenzato l’intero panorama dell’economia internazionale. Débâcle da cui il comparto meccano calzaturiero, pellettiero e conciario non è rimasto esente.

Nel 2020, scontando il periodo pandemico, l’industria italiana delle macchine per conceria, calzature e pelletteria ha mantenuto una produzione di € 440 milioni, con un valore dell’export pari a circa il 70% della produzione e un saldo commerciale pari a € 284,2 milioni. 

In un momento in cui tutti i propri settori di riferimento subiscono un brusco rallentamento sia nei volumi che nei valori della propria produzione – industria conciaria da 4602 a 3538 milioni di euro, calzature da 7992 a 6081 milioni di euro, pelletteria da 9000 a 5700 milioni di euro – è ovvio e normale immaginare anche la frenata del comparto votato all’innovazione tecnologica.

Il quadro è molto chiaro se si osserva l’andamento dell’export di macchine pelle – calzatura – pelletteria che sono passate, per l’Italia, dai 417.621 milioni di euro del 2018 ai 239.536 milioni dello scorso anno. Un calo che riflette le difficoltà internazionali, visto che il corrispettivo dato riferito all’intero mercato mondiale ha visto una decrescita dai 1.035.287 milioni di euro ai 791.621 milioni.

Eppure, nonostante le indiscusse e indiscutibili difficoltà, vi è un dato che rimane positivo: l’Italia rimane saldamente al comando della classifica dei migliori esportatori europei di macchine per conceria, calzatura e pelletteria conservando una quota di mercato del 30%, seconda solo al continente asiatico (54%) se si allarga lo sguardo al panorama globale.

Un altro dato tutto sommato meno drammatico e che delinea la tenacia del tessuto imprenditoriale italiano, riguarda il numero di aziende presenti sul mercato calato di sole 5 unità (235 aziende) e il numero di addetti ridottosi di 100 unità (3.900).